Molto spesso le pin
up vengono associate a quella forma di spettacolo denominata burlesque.
Tale fenomeno accade,
però, solo ai giorni nostri.
I periodi storici in
cui nacquero tali stili sono molto lontani tra loro: il burlesque si sviluppò
dalla seconda metà dell’Ottocento nell’ Inghilterra vittoriana mentre le pin up
nascono durante la
Seconda Guerra Mondiale negli Stati Uniti.
Dunque, cosa porta ad
accomunare due situazioni così differenti?
Non solo per epoca e zona geografica, ma anche per stile e filosofia.
Sovente le performers
di burlesque, nella vita di tutti i giorni, indossano abiti pin up (l’esempio
più eclatante è Dita VonTeese), ma non è un motivo sufficiente per creare
l’assonanza. L’abbigliamento è diverso: piume, lustrini, pizzi, tulle,
trasparenze, abiti molto scenografici. Si pongono al pubblico in maniera un po’
irriverente e con qualche doppio senso nelle battute, puntano tutto sulla sensualità.
La pin up usa abiti
semplici anche per la sera: sobri tubini o abiti a ruota, arricchiti, al
massimo, da una spilla di strass. L’atteggiamento è sereno, quasi infantile, da
ragazza della porta accanto. Lascia immaginare, ma non mostra mai, seduce in
maniera ingenua, ed è apparentemente inconsapevole del suo potenziale.
Forse Bettie Page, da sempre icona pin up, potrebbe essere l’anello di congiunzione:
sono famosi alcuni suoi video in cui si spoglia con fare un po’ malizioso.
Ma Bettie non è mai
salita su un palco e da qui a definirlo burlesque risulta eccessivo.
Il dubbio rimane: la
moda degli anni ’50 era quella. In pratica è come se un’artista moderna si
vestisse seguendo la moda del momento.