Ci sono state diverse occasioni di essere intervistata sul Burlesque in questi anni e cercando qua e la tra le cartelle del pc mi sono imbattuta in questa che mi è stata fatta in occasione di una bellissima tesi di laurea che vedeva come argomento questa splendida Arte...
D.Z., queste le iniziali della persona che l'ha presentata, mi ha piacevolmente coinvolta in questo bellissimo lavoro, la ringrazio ancora.
A seguire l'intervista.
D.Z. Cos è il burlesque?
D.V. La parola burlesque deriva dal termine burla,
Il Burlesque è, infatti, un’arte teatrale che nasce
nell’Ottocento in Inghilterra, dove uomini
travestiti nel ruolo di donne ricreavano scene comiche,
recitate e danzate a mo’ di scherzo o parodia.
Successivamente, cadde in declino con l’arrivo delle
guerre mondiali; i tempi e la condizione
sociale di allora davano poco spazio a momenti
d’intrattenimento; solo in seguito, nel dopo guerra,
forse nel tentativo di esorcizzare un momento triste
della storia, le ragazze americane fecero
tendenza e moda nella frenesia che ne seguì e
riuscirono a creare un nuovo personaggio: quello
della pin-up, che però ha ben poco a che vedere con
l’attuale burlesque.
Infatti, solo in epoca più recente, intorno al 2000,
la figura della ragazza semplice e carina della
porta accanto si ricopre di un’aura più sensuale con
la comparsa di una nuova diva: Dita Von Teese.
L’attuale regina del burlesque, con il nuovo
burlesque o “burlesque nuveau”, riscopre il ruolo della
femme fatale, sexy ma mai volgare, provocatoria ma
con stile. La figura della pin-up si rivisita e
scopre la lingerie, le calze, indossa i guanti e le
piume. Insomma l’insospettabile vicina di casa ha
una doppia personalità: la donna decide, infatti,
quanto e come osare; si scopre ma mai
integralmente con una gestualità ricercata e molto
teatrale. Le fanno da cornice la danza, il canto, la
recitazione, il costume. L’arte burlesque è così
un’arte a 360 gradi.
D.Z. Da quanto tempo pratica questa professione?
D.V. Dal 2011, dopo aver frequentato corsi e
workshop con performers internazionali che mi hanno
permesso di apprendere la tecnica del burlesque, ho
deciso, cercando di creare un mio stile
personale, di intraprendere da sola il cammino della
burlesquer attraverso i miei spettacoli e
workshop. Con grande orgoglio ho anche una Scuola
che porto avanti con tantissimo entusiasmo,
dove già alcune ragazze stanno assaporando il palco
attraverso inviti a galà o eventi. Anche se non è
facile, soprattutto al sud, piano, piano si sta
muovendo qualcosa, la curiosità spinge a saperne di
più… e quindi a farci conoscere.
D.Z. Come ha iniziato?
D.V. Vengo dal mondo della danza; sono una
ballerina, coreografa e insegnante, quindi il palco e il
mondo dello spettacolo sono il mio pane. Con il
burlesque ho cercando di farmi conoscere
attraverso il circuito dei locali e di eventi legati
allo spettacolo, in particolare a quelli che si
occupano appunto di burlesque.
D.Z. Perchè ha iniziato?
D.V. Perché, come in ogni forma d’arte, se non hai
la possibilità di esprimerti verso gli altri rimane
comunque un lavoro sterile e privo di comunicazione.
Attraverso la nostra espressione artistica
portiamo agli altri un nostro messaggio sia sociale
che personale, non solo come artisti ma come
persone.
D.Z. In cosa consiste uno spettacolo di burlesque?
D.V. Uno spettacolo di burlesque di solito si
articola in diverse uscite sul palco o da solista o con
altre artiste attraverso acts diversi sia come
outfit che tipologia musicale e quindi di performance.
D.Z. Quanto dura?
D.V. Dipende da quante performer ci sono nello show,
personalmente come solista faccio anche
un’ora di spettacolo.
D.Z. Chi si occupa dei suoi costumi di scena?
D.V. Li idealizzo da sola, mi lascio ispirare quando
creo il mio nuovo personaggio, poi attraverso la
ricerca di tessuti, modelli, accessori etc. nasce il
tutto, un nuovo outfit per ogni performance.
D.Z. Che abiti indossa solitamente per uno
spettacolo?
D.V. Prediligo sempre uno stile sobrio e classico,
adoro i bustini e le guepiere ma non disdegno
abiti o altri costumi, adoro le scarpe e ne
colleziono tantissime, così come le calze …
D.Z. Che tipo di pubblico partecipa ai suoi
spettacoli?
D.V. Ad uno spettacolo di burlesque può assistere
chiunque, ogni performer credo debba sempre
cercare di non invadere altri ruoli durante il suo
show, bisogna essere molto preparate anche ad
affrontare vari tipi di pubblico e convincere con il
sorriso e lo charme anche il più scettico. Molte
volte il pubblico che non conosce questa forma
d’arte ed è un po’ prevenuto ma di solito, al
termine, vengono tutti a complimentarsi; sicuramente
i complimenti che fanno più piacere sono
quelli delle donne. Il burlesque non mette in
competizione le donne tra di loro, anzi, è
un’arte per le donne e non come si crede per gli uomini.
Certamente i maschietti apprezzano una
donna che gioca con la sensualità, ma credo che se
conquisti le donne queste non ti guarderanno più
come una minaccia o una mangiatrice di uomini che
ammalia a colpi di fianchi e roteando le
nappine! Quindi è sicuro successo.
D.Z. In che città si esibisce?
D.V. Mi esibisco ovunque desiderino vedere il mio
show o partecipare ad un mio workshop. Sono
stata a Roma, Torino, Palermo -che è la città dove
risiedo – Catania, etc.
D.Z. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con
uno spettacolo di burlesque?
D.V. Sicuramente allegria, giocosità e orgoglio di
essere donna, femmina, come dico io: riscoprire
con l’ironia ed il sorriso quelle piccole attenzioni
che nella vita di tutti i giorni non facciamo. Amo
il vintage e quindi anche la cura e il dettaglio dei
miei outfit, che diventano più femminili attraverso
gli accessori della lingerie che giornalmente non
osiamo indossare, come il reggicalze ad esempio,
… ma anche la possibilità di condividere con altre
donne una ricerca ed una passione. Poi c’è
chiaramente l’amore per lo spettacolo; ogni show è
sempre un grande brivido.
D.Z. A chi si ispira il suo personaggio?
D.V. Ad una donna di altri tempi che magari ha
vissuto intorno agli anni ‘20 e ‘30, molto femminile
ed elegante, charmant, sofisticata che ama l’arte in
ogni sua forma ed espressione.
D.Z. È un autodidatta o ha seguito delle lezioni in
particolare?
D.V. Come ho risposto nella precedente domanda, ho
seguito dei corsi e dei workshop, lo studio
però non finisce mai, c’è una continua ricerca, ogni
performer continua il suo cammino con un
proprio stile ed una propria firma.
D.Z. Questa forma d'arte ha influenzato la sua vita
privata?
D.V. Assolutamente no! Posso dire assolutamente di
avere il supporto di tutta la mia famiglia, che
comunque è fatta principalmente di artisti i quali
amano molto questa meravigliosa arte.
D.Z. Conosce il boylesque?
D.V. Certamente, un ruolo nuovo nel burlesque.
L’uomo non è affatto uguale alla donna, ma anche
lui ricrea delle atmosfere diverse a volte
assolutamente innovative. Non credo si entri in
competizione, anzi la femminilità della donna
risalta ancor di più. Forse da noi in Italia non è
ancora molto diffusa questa figura, ma all’estero
sono molto apprezzati.
D.Z. Ha mai assistito ad uno spettacolo del genere?
D.V. Ancora no, a parte l’aver visto qualcosa sul
web.
D.Z. Conosce degli artisti italiani che lo
praticano?
D.V. Non personalmente, so di scuole come quella del
Micca di Roma dove ci sono corsi e artisti
che lo praticano.
D.Z. Cosa pensa di questa nuova arte maschile?
D.V. Allora: non ho nulla in contrario in merito e
non lo vivo come una minaccia nel genere, credo
che ognuno possa sentirsi libero di esprimersi
purchè non si confondano i ruoli. Voglio dire: così
come una burlesquer non gradisce essere scambiata
per una semplice seppur brava stripper, credo
che un boylesquer non debba mai essere confuso con
una drag queen; quella è un' altra forma
d’arte e di spettacolo.
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